"Devo dare cose a gente"

Ci siamo.
E' arrivato il momento.
E arrivato quel momento in cui cominci a guardare ogni angolo del tuo minuscolo, bellissimo appartamento e trovi un casino di cose da dover sbolognare "a gente". Che detta così suona male, ma in realtà sono sempre doni eh.
C'è chi dice che anche mentre sono impegnata in situazioni importanti, profonde, emotive, ho gli slot negli occhi delle immagini che mi passano nel cervello perennemente in funzione:
allora, le piante le do a Francy;
il tavolino a Ele;
poi magari se qualcuno si muove in nave con la macchina gli posso dare la tv e la stufa che sta nel soppalco da prima dell'inverno, ma probabilmente a casa nuova mi servirà;
Tino, il pianofortino, lo porto al Procube, così magari coi ragazzi possiamo inventarci cose fighe;
il resto? boh lo butto.
Sono così più o meno dalle 5 del mattino, nella prima alba in cui i gatti non mi hanno rotto i coglioni. E pensavo che l'avevo detto. Nell'ultimo trasloco fatto a ottobre (si lo so parecchio tempo fa'), mentre portavo sulle scale gatti caganti, e scatole sfondate ho detto :"oh, basta. Il prossimo trasloco solo a Cagliari, sennò non mi muovo più da qua". Minchia. Non ci ho messo proprio tantissimo a mettere in atto questa previsione e all'epoca, giuro, non era nei piani.
Quindi ci siamo. Manca proprio poco ora.
Casa è vuotina e provo tantissima tenerezza. I gatti sono in fomento costante di visione di scatole vuote da riempire di peli, dal computer va' la terza stagione di Lost (si, non lo avevo ancora visto, non me ne vogliate), io ho perennemente quel mal di pancia simile a quello prima di salire sul palco che è un misto di adrenalina, paura ed eccitazione.
Dodici anni a Roma in nove scatole, mi viene da pensare.
No.
Dodici anni a Roma nell'anima. Che quella non si impacchetta. Quella sei tu. Quella sono io.

E poi posso dare i cuscini a...


In foto: slot di pensieri a 6 anni.

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